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Se c’è soluzione perché ti preoccupi? Se non c’é soluzione perché ti preoccupi?

Rubrica “Psicologia PER Benessere” Spesso ci preoccupiamo in assenza di un reale problema o addirittura per eventi positivi, non sappiamo come calmare questo stato e a fine giornata ci sentiamo distrutti. Perché succede questo?

Conoscete persone che nella loro vita non si sono mai preoccupati per qualcosa? Impossibile. Ognuno di noi nella quotidianità o in alcuni momenti dell’anno vive uno stato di angoscia, di preoccupazione, di paura: che sia per un colloquio di lavoro, per una interrogazione a scuola o un esame, per un viaggio in aereo, per una visita medica, per le bollette da pagare.

Questi momenti non sono piacevoli si sà, perché quando siamo preoccupati siamo emotivamente paralizzati, ci isoliamo dal resto del mondo e rimaniamo focalizzati esclusivamente sulla situazione che ci preoccupa non riuscendo così a svolgere altre attività. E a sua volta questo ci fa sentire inutili, inadeguati, inadempienti e poi tristi. Ci intrappoliamo così in uno stato d’animo negativo che ci appare non avere mai fine.

Aristotele dice:

Se c’è soluzione perché ti preoccupi?

Se non c’é soluzione perché ti preoccupi?

Forse il filosofo ha ragione. A cosa serve preoccuparsi se so che c’è una soluzione o se sono consapevole di non poter far nulla?

La preoccupazione, come ogni emozione positiva e negativa, ha una sua utilità: ci permette di riconoscere l’importanza che quella situazione ha per noi, ci permette di analizzare un problema in ogni suo aspetto e non essere superficiali, ci permette di agire in modo razionale e non impulsivo. Ovviamente tutto questo è possibile se questa nostra preoccupazione non prende il sopravvento mandando il “cortocircuito” i nostri pensieri e di conseguenza le nostre azioni.

 Cosa alimenta la nostra preoccupazione?

Facciamo un esempio. Mi dirigo a lavoro con l’auto e resto bloccato nel traffico, il tempo scorre e il mio ritardo aumenta, proprio oggi che avevo una riunione importante; inizia ad assillarmi il pensiero di poter fare una figuraccia con i colleghi e con il datore di lavoro. Questo insistente pensiero su ciò che può accadere alimenta in noi lo stato di preoccupazione, sprechiamo energie e ci sentiamo nervosi.

Cosa vuol dire questo? Vuol dire che la preoccupazione nasce per qualcosa di non piacevole che potrebbe accadere e di cui, nel momento in cui ci stiamo pensando, non ne abbiamo il controllo.

Questo banale esempio ci mostra anche che la paura o la preoccupazione la viviamo spesso nella nostra quotidianità, non solo per cose importanti ma anche per semplici episodi di vita che scombussolano i nostri programmi. Questo ovviamente comporta un consumo di energie che, se non recuperate, vanno a gravare sul nostro benessere psicologico fino al momento in cui arriverà quella “goccia che farà traboccare il vaso” e a cui addosseremo ogni colpa.

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Quindi, nel momento in cui ci rendiamo conto di essere preoccupati per qualcosa, cominciamo a farci alcune domande:

 

 

 

  • Se sono preoccupato posso cambiare qualcosa e risolvere un problema? NO. Un’alta preoccupazione impedisce di risolvere il problema.
  • Posso fare ora qualcosa di utile nel tempo in cui sono preoccupato? CERTO. Non restiamo fermi pensare a quanto siamo preoccupati, ma agiamo in modo produttivo (es. trovando una soluzione al problema). L’antidoto alla preoccupazione è l’azione.
  • Se sono preoccupato condizione quello che succederà? Assolutamente NO.

 

dott.ssa Ivana Ciavarella – Psicologa

Rubrica “Psicologia del Benessere”

 

http://www.ivanaciavarella.wordpress.com
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